Transiti

L’ascendenza madre del lavoro di Caterina Tosoni è la forza iconica e dirompente del Pop, utilizzando il linguaggio che dagli anni ’60 in avanti ha rappresentato per alcuni versi la linea vincente degli U.S.A nella comunicazione dell’arte. In realtà le accumulazioni di plastica della Tosoni (che non sono scarti ma oggetti dalla precisa identità) rimandano chiaramente alla stagione europea del pop più che a quella statunitense: il Nouveau Réalisme con “nuovi approcci percettivi al reale” intese lavorare con un inedito alfabeto strutturale in grado di stravolgere il senso dell’oggetto d’uso comune.

Accumulo della visione e sovraesposizione a stimoli sensoriali nuovi diventano elementi fondanti di una nuova estetica che ha partorito innumerevoli esperimenti in tal senso. Caterina Tosoni accumula però oggetti di plastica che non sono rotti o manipolati con intento dissacratorio e la cui vita iniziale è ancora ben visibile, quando pure uniformati dal colore o integrati in una struttura organica portante.

Così per quanto la sua possa essere interpretata come critica ecologista (complici i grandi interventi ambientali di cui è stata protagonista in parchi pubblici) essi diventano occasioni, continuano la loro vita affastellati e insieme solidali, costruendo nuovi racconti e parlando di rinascita.

                                                                                                                                                                                        Raffaella A. Caruso