Il tema dell’inquinamento globale è una sfida incombente che richiama l’uomo alle sue responsabilità nei confronti del pianeta che lo ospita, sollecitandolo all’azione. L’artista milanese Caterina Tosoni riflette da tempo sulle problematiche ambientali che derivano dal rapporto uomo-natura, utilizzando un materiale inusuale, la plastica, protagonista indiscussa della odierna società dei consumi.
La ricerca artistica inaugurata da Tosoni, le cui opere veicolano una riflessione attualissima sugli effetti dannosi che le abitudini sociali provocano sull’inquinamento globale, si contraddistingue proprio per la capacità di porre interrogativi sul mondo ristabilendo un’interazione profonda tra arte e vita, ovvero tra indagine estetica e riflessione etica.
Per dare forma alla sua ricerca l’artista preleva, e dunque decontestualizza, una serie di oggetti di plastica di uso comune, per poi azzerarne il potere seduttivo grazie all’impiego del colore monocromo ed utilizzarli nella loro valenza plastica, combinandoli con attenzione per dare vita a nuove forme scultoree dove gli oggetti di plastica interagiscono con elementi naturali come il legno o la pietra. Il fulcro della ricerca artistica di Caterina Tosoni è dunque il tema della metamorfosi, un concetto ricco di spunti critici e di rimandi classici, utilizzato dall’artista per suggerire il continuo mutamento e adattamento reciproco tra l’uomo e il pianeta.
Metamorfosi Ambientale è un progetto curatoriale site-specific, promosso da Casati Arte Contemporanea con la cura di Beatrice Audrito, che sviluppa il tema della mutazione fisica della forma tramite la costruzione di un ambiente immersivo dove tronchi, pietre e corsi d’acqua subiscono un processo di mutazione genetica che induce la natura ad accogliere la plastica.
Per rafforzare questo concetto ed offrire un’esperienza multisensoriale, il progetto si avvale anche della collaborazione della giovane sound designer Giulia Badan, che ha creato appositamente una base sonora tramite la registrazione e l’unione di suoni presenti in natura con suoni prodotti da elementi plastici.
Il fruitore si trova improvvisamente immerso all’interno di un ambiente naturale insolito, un sottobosco popolato da una vegetazione aliena dove le sculture di Caterina Tosoni propongono una riflessione estrema sulla possibilità, non certo così remota, che l’uomo si ritrovi un giorno a dover fare i conti con un ambiente in cui natura e artificio sono ormai indissolubili.
E’ ciò che è avvenuto all’acqua, alla pietra e persino al grande tronco d’albero che si eleva nella stanza, al cui interno un processo di mutazione genetica induce il legno ad accogliere gli oggetti tra le sue fibre e la plastica ad assumere mimeticamente i valori cromatici del legno.
L’opera diventa dunque il mezzo attraverso il quale l’artista si interroga sulla possibilità di interagire rispettosamente con la natura ma anche il luogo fisico in cui questa interazione si costruisce in modo armonico, risolvendosi in un’osmosi ordinata tra materiale naturale e materiale plastico.