Accumulazioni quotidiane

Una giovane artista già consapevole nel prevedere e determinare il suo futuro.
Caterina Tosoni trascina nella sua tematica tutti noi, poveri e singoli numeri, e tutta la città in cui vive. Ma ad
analizzare meglio il discorso, il suo discorso, coinvolge la nazione tutta ed anche il mondo tutto, specialmente se per mondo vogliamo sottolineare quello Occidentale.
E’ la necessaria caratteristica dell’arte: l’universalità.
Non vi è polemica nell’arte di Caterina Tosoni, ma c’è voglia di risposta ad alcune domande di attualità e c’è una presenza che materializza la sua domanda.
Sono le sue opere un linguaggio dove la materia prende forma e in monocolore ci presenta una sintesi brutale, un po’ pessimista, un po’ ironica della società moderna. In particolare di quella considerata più tecnologica ed evoluta.
Caterina Tosoni ne coglie le contraddizioni in un momento permeato da preminenze televisive che vanno dallo scandalo dei rifiuti alla crisi della medicina, dalle interpretazioni morali alla giustizia temporale.
Caterina Tosoni, figura femminile della pittura italiana, ci propone il suo modo di interpretazione.
Ardente e furiosa, dopo il liceo artistico inizia ad esprimersi con la pittura avvicinandosi sempre più all’idea di un’arte che potesse coinvolgere il rapporto uomo natura.
Il vecchio modo di dipingere non basta più e sulla tela si affacciano
oggetti di plastica che si distinguono dal verde dei prati. Ancora insoddisfatta, nella ricerca di una espressione più nuova e più tangibile ecco che l’oggetto si afferma come unico protagonista dei suoi lavori. Anche il cromatismo diventa singolo nella colorazione della forma.
Si potrà cominciare ad obiettare che la Popular Art o Popart, come comunemente ricordata, nasce già a fine anni ’50.
Certo che il problema esiste da tempo. L’artista lo riacutizza solo e perché è divenuto sempre più schiacciante ed impellente. L’accumulazione ed il rifiuto dei molteplici oggetti, gettati interi o spezzati, oggi suggerisce motivi e preoccupazioni diverse da quelle degli anni passati.
L’accumulo ha portato all’esasperazione sino alla rivolta coinvolgendo non solo la natura ma anche la salute. Ed il messaggio di questa artista si svolge all’insegna di un aggravamento che spinge al controllo del fenomeno quantitativo. Non è solo l’oggetto, ma l’involucro, il comune, l’indistruttibile, il grande magazzino a buon prezzo che ci travolge. L’arte ha il compito di evidenziare gli effetti estremi e spesso deliranti in cui il consumismo entra in ogni casa con la scusa di una economia legata alla spesa.
Ed un’altra caratteristica dell’arte: rappresentazione del tempo.
Essa ha il compito di additare ed accusare una società divenuta avida consumatrice di inutili necessità. E’ la vecchia storia delle Sirene che invitano Ulisse. Al loro canto si sono sostituiti messaggi, ammiccamenti, possibili paradisi, facili conquiste.
Nei lavori di questa artista al femminile ogni pezzo è significativamente scelto. Raccoglie e seleziona ciò che meglio rappresenta ed anche ciò che meglio si adatta. Vuoti e pieni costituiscono i volumi dell’opera. Si potrebbe parlare di Natura morta in scultura, perché in essa ritroviamo la forza attraverso il richiamo di soggetti inanimati, perché ci
sentiamo interessati, oltre che dal complesso individuabile e quindi figurativo, dal canto naturalistico che se ne sprigiona.
Un canto melanconico, certo, che ci suona spazzole, stoviglie, barattoli, pezzi di giochi ed altro, che crescono davanti ai nostri occhi, e le loro forme si insinuano nella mente e ci toccano anima e ragione in un grido di perplessa sventura. Sono questi oggetti astratti che dai margini della vita vengono riportati al sentimento del dolore.
Così Caterina Tosoni figurativa ed astratta in pittura e scultura. Una formula particolarmente vera e mirabilmente proiettata nell’emergenza del presente.
Questo fa parte di un cammino iniziato e che si avvia verso una ricerca espressiva, di una ristrutturazione artistica della realtà del Nouveau Realisme di Pier Restany, in cui sia ancora fondamento la materia che l’artista sa animare e ricomporre in messaggio, ed anche, ci auguriamo, in poesia.

Giorgio Falossi